MIRABILIA FESTIVAL 2022
2 settembre, 10:30-12:30 | 15:00-16:30
Spazio Relazioni – Rondò dei Talenti, Via Luigi Gallo 1, Cuneo
RIPENSARE LA SCRITTURA NELLE ARTI PERFORMATIVE
Tavola rotonda a cura di Adolfo Rossomando («Juggling Magazine») e Silvia Mei (Università di Foggia)
Intervengono:
- Alexandrine Bianco – Cirk VOST (FR)
- Francesco Sgrò – Cordata For (IT)
- Riccardo Massidda – Cordata For (IT)
- Laura Bevione – Artribune (IT)
- Simone Pacini – fattiditeatro (IT)
- Enrico Pastore – PAC (IT)
- Gaia Vimercati – Quattrox4 (IT)
- Cyrille Roussial – Jonglages (FR)
- Tim Behren – Voices Magazine (DE)
- Alide Bolkaldere – CirkuSyd (SE)
- Ruby Burgess – The Circus Diaries (UK)
- Stacy Clark – Circus Talk (USA)
- Vicente Llorca – Zirkolika (ES)
- Elizabel Benozatti – Panis&Circus (BR)
- Florentina Bratfanof – Scena.ro (RO)
Mirabilia da sempre incoraggia momenti di incontro, scambio e riflessione intorno a temi e nodi della creazione scenica contemporanea, guardando al circo in special modo ma anche ad altri linguaggi, generi e discipline, nella logica della multidisciplinarietà che caratterizza il festival stesso.
Quest’anno la Direzione sollecita un confronto, attraverso una tavola rotonda con artisti, studiosi e professionisti della comunicazione (critici, giornalisti, media partner…), intorno al tema della SCRITTURA, declinato nelle sue molteplici valenze: scrittura drammaturgica, comunicazione artistica, scrittura critica.
Ciascuna di queste applicazioni ha sollevato nel tempo dibattiti accesi tra le parti (scrittura critica), oppure al contrario è rimasta silente seppur fonte di perplessità (comunicazione artistica), quando non è stata additata come una carenza artistica (scrittura drammaturgica).
È evidente che a seconda del posto che si occupa questi tipi di scritture acquistano valori e interessi differenti, spesso però non c’è un comune sentire o intendere rispetto ai loro significati e il rischio è di fraintendersi. Specifiche ideologie o approcci non mettono nelle condizioni di condividere un linguaggio comune e questo è un primo problema. Di cosa parliamo quando parliamo di scrittura drammaturgica, comunicazione artistica, scrittura critica?
Lo stesso concetto di drammaturgia è altamente problematico ed esistono diverse scuole di pensiero. Sicuramente nel nostro modo di intendere, la scrittura drammaturgica non coincide col testo drammatico o con la sola parola, si estende piuttosto all’uso dello spazio e dei luoghi d’azione (di qualunque tipo essi siano), al corpo, all’uso degli oggetti, al movimento scenico, alla presenza di esseri viventi non umani, e può inglobare più elementi linguistici anche estranei alle singole discipline (manufatti d’arte, proiezioni, uso di media…). Su questo tema, sia nel campo del teatro che del circo, diversi sono i rilievi che lamentano una scarsa attenzione alla drammaturgia, tuttavia la pars contruens della critica non è sempre adeguatamente portata avanti, entrando cioè nel merito di questioni anche tecniche.
Quanto alla comunicazione artistica, ci riferiamo alla presentazione delle creazioni sceniche ai programmatori e al pubblico. Spesso si cade nella falsa opinione che un bravo scrittore sappia comunicare all’esterno la propria opera. La realtà del lavoro degli editor e dei curatori artistici dimostra esattamente il contrario. Un conto è la creazione artistica, altra cosa è la comunicazione a un pubblico generico (presentazione di uno spettacolo) e a un parterre di addetti ai lavori (portfolio e kit promozionali o stampa). La comunicazione richiede chiarezza nel messaggio, sintesi, essenzialità, senza tuttavia spiegare, anticipare, “dire tutto”. Può anzi essere suggestiva e contribuire a calare lo spettatore nel mondo poetico dell’artista, evocativamente. Oppure offrire un’autoesegesi che renda conto delle fasi e degli obiettivi di un progetto scenico. Questo tipo di scrittura può essere prodotta da un intermediario dell’artista, quale il dramaturg, l’addetto stampa, o da una figura esterna alla compagnia stessa (afferente a un teatro o al festival che la ospita) in funzione del contesto ospitante, del pubblico a cui si rivolge (adulto, giovane, infantile), degli spazi che lo accolgono (social media, foglio cartaceo, web, sito compagnia, kit operatori/stampa).
Quanto alla scrittura critica, approcci, visioni, tagli informativi e materiali concorrono a promuovere differenti tipologie di analisi, osservazione, monitoraggio, affiancamento, testimonianza della scena e dei suoi eventi, fatti ed episodi. Rispetto a questa scrittura, sono state spesso rilevate le sue “impurità”: sia sul piano degli strumenti adottati, sia su quello degli oggetti osservati, sia rispetto alla “promiscuità” degli ambienti frequentati dal critico, contemporaneamente consulente, dramaturg, addetto stampa o affini. Conflitto di interessi a parte, gli spazi dedicati (tradizionali o digitali) oppure aperti per iniziative personali o di gruppi redazionali sono oggi estremamente interessanti per la definizione di tempi, modi, linguaggi. Vorremmo in questa occasione questionare alcuni temi legati alla popolazione e selezione di contenuti, ai tempi della critica, all’influenza dei media nella scrittura, alle linee di attenzione delle singole testate, ai nuovi modelli e forme di informazione critica.
È a partire da queste considerazioni, domande, curiosità che avviamo un confronto, al di là della possibilità di raccogliere conclusioni se non sommarie, oppure al contrario dirimenti, ma che comunque stimolino a ripensare il proprio fare e le sue implicazioni.
Silvia Mei è ricercatrice presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Foggia, dove è titolare di “Storia del teatro” e “Storia e didattica della musica e della danza”. Ha insegnato presso il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna, il FISPPA dell’Università di Padova e la Bernstein School of Musical Theatre (Bologna). Dirige la rivista «Culture Teatrali», per la quale scrive e cura dossier dal 2009. Si occupa di estetica della scena contemporanea, di iconografia teatrale e fotografia per il teatro. Ha recentemente pubblicato Drammaturgie dello sguardo (Edizioni di Pagina, 2020); nel 2018 è invece apparsa la sua prima monografia: Essere artista. Eleonora Duse e Yvette Guilbert: storia di un’amicizia (Editoria e Spettacolo); del 2015 la curatela La terza avanguardia. Ortografie dell’ultima scena italiana.
Adolfo Rossomando, curatore di progetti di promozione della cultura giovanile underground, fonda e dirige dal 1998 di Juggling Magazine, unico media project italiano dedicato alle arti circensi contemporanee. Managing Editor di opere sulla storia e la cultura delle arti circensi, direttore artistico di rassegne e festival. Fonda e presiede dal 2002 l’Ass. Giocolieri e Dintorni, strutturando i 4 mainproject che oggi caratterizzano il suo ampio range di attività per lo sviluppo del circo contemporaneo (Juggling Magazine, CircoSfera. AltroCirco, Quinta Parete); membro italiano nei maggiori network europei di settore (EJA, EYCO, CircoStrada, INCAM)