CaroCirco e CaroCircoBus

“CaroCirco” e CaroCircoBus” sono iniziative lanciate dall’Ass. Giocolieri e Dintorni, da anni impegnata nella promozione delle arti circensi e nella formazione dei suoi insegnanti, per creare nei comuni  d’Italia momenti di incontro con le arti circensi.

Carocirco prevede una serie di incontri con gli Assessorati all’Istruzione e alla Cultura e Sport, per illustrare le caratteristiche e gli obiettivi del progetto, uno stage di formazione aperto al personale docente e agli operatori dell’infanzia locali, laboratori e dimostrazioni di piccolo circo presso scuole e strutture sportive cittadine che coinvolgano almeno 200 bambini/ragazzi. Concepito per consolidare nel territorio la pratica e la cultura delle arti circensi, Carocirco prevede sul territorio un ampio sviluppo nel breve, medio e lungo termine

CaroCircoBus è il modulo light e itinerante di “CaroCirco”. Un furgone opportunamente attrezzato e guidato da operatori di Circo Educativo arriva in una piazza prescelta ed è in grado in brevissimo tempo di allestire lo spazio ed offrire a gruppi di bambini e ragazzi un gioioso, istruttivo e coinvolgente laboratorio di Circo, centrato sulle discipline circensi della giocoleria, dell’equilibrismo e dell’acrobatica. Questa iniziativa rientra ed offre un elemento di continuità al progetto “Carocirco” che prevede la diffusione e la pratica delle arti circensi per bambini e ragazzi.  Il format è stato lanciato con successo nell’estate 2007 ed è stato replicato numerose volte all’interno di varie manifestazioni.

Le Circonférences di Jean Michel Guy

Sono ricercatore in sociologia al Ministero Francese della Cultura e lavoro su tematiche estremamente varie, incluso il circo, che ho scoperto nel ‘91 realizzando uno studio sulla frequentazione e l’immagine del circo nella popolazione francese. Avevo fatto già molto teatro di strada quando ero giovane, quindi non sono partito proprio da zero nel circo. Ma mi sono presto innamorato di questo ambiente e ho iniziato a scrivere degli articoli, prima di stampo sociologico, poi anche di critica estetica. Sono diventato professore di analisi critica e di estetica del circo nelle scuole superiori di circo francesi (Rosny e CNAC). Proprio al CNAC ho conosciuto due studenti con un progetto di spettacolo che mi interessava molto. Li ho aiutati a formularlo ed  elaborarlo, e insieme abbiamo finito per fondare una compagnia, ritrovandomi nel ruolo di autore e regista. Attualmente continuo a occuparmi di creazione, insegnamento, ricerca sociologica. E dalla necessità dell’insegnamento e di un’attenta analisi  globale dell’ambiente e della politica del circo, ho sentito l’esigenza di costruire dei mezzi per il lavoro con gli studenti e per una sensibilizzazione del grande pubblico, come il dvd sull’estetica del circo contemporaneo. Da due anni ho infine inventato un  nuovo format, che chiamo ‘Circonférences’; si tratta di conferenze-spettacolo che concepisco e metto in scena in partenariato con un artista di ogni disciplina: una ‘circonferenza’ sulla giocoleria, una sul palo cinese, una sul filo, etc. e anche questo è un mezzo per spingere l’analisi su ogni disciplina e al contempo raggiungere un grande pubblico.

Non credo alla immediatezza dell’opera d’arte. È un ideale utopico degli artisti quello di avere degli spettatori non informati, ingenui e allo stesso tempo  totalmente ricettivi. La verità è che ci troviamo in un mondo in cui la mediazione culturale ha un ruolo prioritario, perché uno spettatore non andrà a vedere un’opera d’arte senza avere fatto prima un percorso informativo in cui legge la brochure, decide se lo spettacolo è accessibile, se ci può portare i bambini, etc. La mediazione è al primo posto, e lo sguardo di uno spettatore sull’opera d’arte è già mediato ancora prima di scoprire l’opera. La mediazione è potente e inevitabile, e la responsabilità dei mediatori è enorme. Hanno il potere di indicare “questo è circo” oppure “questo non lo è”. “questa è arte”, “questa non lo è”. A volte sono fedeli alla concezione dell’arte e del circo degli artisti, altre volte vogliono più affascinare, ammaliare il pubblico.  Tuttavia, anche se sono potenti, non esisterebbero se non ci fosse l’opera d’arte. Ritengo che la loro prima missione sia quella di fare capire, di tradurre il pensiero dell’artista. Gli artisti molto spesso prendono in giro il modo in cui vengono classificati, o meglio, detestano le classificazioni. Spesso dicono che non sanno se quello che fanno è circo o non è circo, perchè gli artisti non pensano in termini di categorie, ma in termini di emozioni, di effetti estetici che vogliono produrre, o del rapporto che vogliono istituire col pubblico (empatia, simpatia, forte vicinanza oppure inquietudine, estraniamento, destabilizzazione, interrogarsi). È vero comunque che hanno delle opinioni sull’arte, sul circo, su cos’è, e sanno quello ci cui parlano. Quasi tutti gli artisti di circo hanno fatto una scuola di circo, conoscono la storia e la pratica del circo, i suoi vincoli, lo stato della loro arte, e prendono posizione rispetto alla loro concezione del circo, anche quando si allontana dalla immagine consueta di esso.

Il sociologo americano Howard Becker ha come concetto centrale quello del ‘mondo dell’arte’, ossia: l’arte è il risultato specifico di una negoziazione tra i rapporti di forza di tutte le persone coinvolte, e non solo gli artisti; é una negoziazione permanente. Purtroppo oggi l’artista non ha abbastanza potere, quindi la sua parola è o troppo deformata o troppo formata, ossia messa in un cliché e non in un quadro adeguato. Penso sia estremamente urgente dare molto di più la parola agli artisti nelle istituzioni, che ragionano usando ancora  vecchie categorie. Se si ascoltassero di più gli artisti ci potrebbero essere nuove formule di aiuti, e anche nuove categorie. In tutte le arti c’è sempre un gap culturale tra le convinzioni del pubblico e la ricerca degli artisti, che necessariamente creano partendo da quello che già stato fatto prima di loro, e quindi sono sempre all’avanguardia rispetto alla loro disciplina. Il pubblico invece non é a conoscenza di tutto questo sviluppo. C’è sempre uno scarto, che può variare per le singole arti, e che in alcuni casi credo sia di almeno un secolo! Più avanzata è la ricerca in un campo artistico, più questo scarto aumenta, più la mediazione diventa importante. E l’abc della mediazione è proprio raccontare chi è l’artista. Uno che vive non oggi, ne’ domani, ma ora, che è contemporaneo allo spettatore. Il primo messaggio che deve dare la mediazione agli spettatori è questo: e voi in che tempo vivete? un secolo fa? cinquant’anni fa? gli artisti che creano, creano per voi, per voi adesso. siate contemporanei!! Il secondo messaggio è pedagogico: affinché possiate capire perché l’artista vi parla in questo modo, dovete sapere che la sua arte non parte dal nulla, si é evoluta. E poi ascoltiamo quello che l’artista deve dirci sulla sua creazione, perché  in generale l’artista dice: ‘il mio linguaggio é la mia creazione e deve bastare’, ma non é vero, non basta. Deve dire qual’é la sua preoccupazione principale e perché ha deciso di dirci questo. La ragione può essere molto diversa: la relazione tra esseri umani, sulla coppia, su  un piano politico o intimo. Ma c’è sempre una ragione. È importante vedere le opere, ma anche comprenderne e capirne l’origine e il contesto in cui si inseriscono.

Il ruolo della critica e della ricerca è accorciare questa distanza tra pubblico e artisti, ma anche raccogliere le testimonianze, il pensiero degli artisti e trasmetterlo al pubblico, o ancora aiutare gli artisti a una riflessione sulla loro arte. Il linguaggio non è lo stesso per gli uni e per gli altri. Quello che cerco di fare con le mie  Circonférences è proprio riunire le cose. Il modo di rivolgersi a un pubblico profano non è necessariamente quello usato per rivolgersi agli artisti. Non credo più nella possibilità di un unico linguaggio universale, al contrario, credo che ci debba essere una  arietà di discorsi che sia coerente con la varietà del pubblico, degli spettatori, dei lettori.

circonferences JMG ritratto

Circus Work Ahead

Circus Work Ahead – Study on circus audiences

In France the variety of circus shows has increased during the last 30 years. Next to the so called “classical” circus, entertainment shows produced essentially under the big top, nowadays we find so called contemporary circus productions that combine the physical performance with an artistic ambition.

These productions are today an integral part of the cultural program of cultural venues; the big top is no longer the preferred venue for the display of circus shows (David, 2006). Despite this change in landscape and the existence of numerous publications about cultural audiences in France, only few have dealt with circus audiences in particular. While in Europe the contemporary circus sector has equally developed, few works in the field of social science have shown interest in this particular field. In a mediation attempt a number of professionals are dedicated to a deeper understanding of circus audiences (Territoires de cirque, 2008). This is also the case of the four institutions that coordinate the project Circus Work Ahead! : CIRCa in Auch (FR), Cirqueon in Prague (CZ), Les Halles de Schaerbeck in Brussels (BE) and KØBENHAVNS INTERNATIONALE TEATER in Copenhagen (DK).

The study on circus audiences in the framework of Circus Work Ahead! approaches audiences with little experience with contemporary forms of circus based on surveys carried out in the context of the cultural program of the above mentioned European institutions.
The main approach is a quantitative one and consists of deriving the profiles of contemporary circus audiences and their cultural practices on the basis of questionnaires handed out at specific shows of young contemporary circus companies chosen by the four institutions. This approach contributes at one hand to the continuity of research on cultural consumption (Lahire, 2009) of the French, carried out by the French Ministry of culture and at the other hand to the research developed by the Espace Chapiteau de la Vilette between 1996 and 2000, that relates socio-demographic characteristics of the audience and their cultural representation and cultural practices in regard to performing arts.

In exploring the audience´s relation to circus, the project aims to both, verify whether there is such thing as a “circus audiences”, and to situate the circus spectator among spectators of other performing arts, on the basis of previously cited research. Another aim of this study is to question the image of the circus audience as “socially diverse”. This approach allows gaining more insight into the cultural practices of circus spectators (frequency, sociability associated to this activity, kind of access…).

Furthermore, given the diversity of the four researched venues, the hypotheses of a diversity of circus audiences in relation to territories, the role of circus in the cultural landscape, its history and degree of structuring, but also in relation to the offered program (kind of show) and the strategies employed by the curators, can be assumed. Research on circus audiences carried out by La Villette has indeed shown that each show and company (depending on their reputation) attracts different types of audiences, e.g. families or not (Lévy, 2001). Even if it seems difficult to deploy a comparative perspective, this study puts in perspective the findings of the four territories and attempts the differentiation of audiences. In order to successfully conduct this study, it is important to take into account the specific cultural contexts and the dominant representations associated with circus in each of the territories, all while questioning these.

Another aspect of this research is to qualify the experienced perceptions of contemporary circus by the audience, in a more qualitative (Interviews with the spectators) manner. Finally, based on a documentary analysis and interviews with professionals, the study aims to understand the way in which the circus audiences are approached by the professionals themselves (responsible person of the institution or of the public relations department) and how this approach contributes to the “production” of circus audiences (e.g. through cultural programming and communication). The study, which can be understood as exploratory, therefore wants to create information on the consumption and reception of forms of contemporary circus on these four territories with regard to the mediation practices that have been developed (Heinrich, 2009).

Emilie SALAMERO, coordinator of the study on circus audiences undertaken in the framework of Circus Work Ahead!, is lecturer at the University of Poitiers and member of the CEREGE laboratory (EA 1722). Since 2009 she holds a PhD for her research on professional circus education in circus schools. Her work focusses on the effects of the Cultural Ministry’s cultural politics on the circus sector (Salaméro, 2009; Salaméro & Haschar-Noé, 2012), on the process of professionalization of the circus artist’s profession (Salaméro & Haschar-Noé, 2008; Salaméro, 2009), as well as on the different models of professional socialization offered by professional circus schools (Salaméro & Haschar-Noé, 2011; Cordier & Salaméro, 2012). She equally participates in the research program Audiences and cultural practices, which is directed by Senior lecturer S. Girel in the framework of Marseille-Provence 2013. In the same context she co-organized a workshop on circus audiences and their evolution in cooperation with M. Cordier, M. Sizorn, C. Spinelli and E. Zanzu on November 26 in Marseille. She furthermore coordinates, together with M. Cordier and M. Sizorn, a circus scholar network that was created in cooperation with HorsLesMurs. She is also guest lecturer for the development of dance and circus projects at the University of Toulouse 2 – Le Mirail.
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* The French Ministry of Culture was the first one (1993) to show an interest in circus audiences. A study on the prospective and statistics of the Ministry of Culture, carried out in 1992 by J.M. Guy, research engineer of the research department, allowed to derive two logics of frequentation of circus shows, in relation to the two circus genres previously mentioned. Yet these first elements didn’t lead to deeper research. In contrary, recent data (Donnat, 2008) examines the circus audience in general, even if this appears, to the public decision makers and the professionals, to favor a certain social diversity. Other research carried out by L´espace Chapiteau de La Villette allowed for socially characterizing the audience of this venue as well as their motivations, both of these elements being specific to each circus show offered (Lévy, 2001).

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Without Walls ATN

The Associate Touring Network is a group of  nine festivals who are working together to extend the reach and benefits of the existing Without Walls programme in areas where there is low engagement with the arts. Supported by Arts Council England through the Strategic Touring Programme, it is a three-year project that aims to strengthen the outdoor sector and enable audiences across England to enjoy the highest quality new work produced by British artists.

Audience Development is at the heart of this project and Without Walls is investing in each ATN Festival to design and deliver strategic Audience Development initiatives that will help increase, track, enhance & evidence the engagement and enjoyment of outdoor performing arts shows in their region.

Without Walls is working closely with The Audience Agency to get advice and support around audience development activity, and to evaluate the engagement targets over 3 years.
During the first two years of the project, the festivals have collectively decided to focus their efforts on the following activities:
* The development of an Ambassador Scheme
* Presenting Artists Workshops
* A ‘Tea Tent’ in which to serve refreshments and offer additional activities to families to make the offer more appropriate to the needs of these audiences
* Fieldworkers to undertake questionnaires/ surveys with audiences
* Essential equipment to capture data from the audiences attending

Without Walls
intervista al project coordinator

La formazione dei programmatori e del pubblico

All’inizio del nostro progetto non abbiamo imposto ai programmatori partner del progetto di seguire il training che proponevamo, poi nel corso degli anni abbiamo organizzato e offerto alcuni training e i programmatori lo seguivano, ma senza individuarlo come una priorità. Dopo tre anni di lavoro ci siamo resi conto che i programmatori hanno decisamente bisogno di seguire un training fin dall’inizio, per comprendere bene la natura del progetto. E noi dobbiamo dare loro delle competenze/capacità perchè si possa poi strutturare insieme il progetto al meglio. Così quello che proponiamo ora è 1 giorno e 1/2 di training dove rappresentanti dei festival partecipano ad un workshop dove spieghiamo cosa significa audience devopment. Teniamo inoltre una sessione molto pratica sulla stesura di un piano di sviluppo del pubblico, chiedendo a ciascuno dei partecipanti: chi stai cercando di raggiungere? il tuo pubblico conolidato? o una comunità cinese? o di altra etnia che risiede nel vostro quartiere?….cercare di capire proprio dall’inizio dove avrà luogo il tuo festival e chi sono le persone che non raggiungi al momento. Poi partendo da questo cerchiamo di capire che tipo di attività puoi fare per coinvolgere questo pubblico e farlo partecipare al festival, trovare gli strumenti per raccogliere un loro feed back, capire cosa gli è piaciuto, etc.

Abbiamo scoperto che negli anni passati il ‘programma ambasciatori’ ha avuto parecchio successo nel raggiungere e coinvolgere alcune community, quindi introduciamo anche una sezione su questo programma. Come reperire gli “ambasciatori”? come essere sicuri che sianoo rappresentativi del segmento di persone che stai cercando di raggiungere? come li motivi? come li coinvolgi?

Oltre a questo giorno e mezzo ci sono altre attività organizzate che hanno uno scopo formativo. Abbiamo 3/4 incontri con i festival partner nel corso dell’anno per gestire il progetto, poi nella stagione estiva invitiamo i festival e i loro ambasciatori a incontrarsi in uno degli eventi che programmiamo, vedere gli spettacoli, perchè alcuni degli “ambasciatori” non hanno visto molte altre cose di danza, teatro, circo, etc. Lo facciamo per aprire loro la loro mente su cosa c’è lì fuori e di cosa parliamo.

Cerchiamo anche di organizzare sempre un momento in cui gli ambasciatori sono incoraggiati a usare i social media, o anche gli spieghiamo come usarli in modo efficace per promuovere un evento. Infine organizziamo incontri con alcuni degli artisti in programma, in cui possono fare domande, brevi interviste, oppure se hanno un ipad scattere foto o brevi video e postarli sui social, li chiamiamo “cultural reporter”…

Nel nostro lavoro di avvaliamo del supporto dell’Audience Agency, che hanno una grande conoscenza di tutte le sfaccettature dell’Audience Development. Noi apportiamo la conoscenza del nostro settore e loro le competenze in analisi del pubblico, che è una parte importante, così lavoriamo insieme per cercare direzioni giuste per lo sviluppo del nostro settore, per fornire buoni esempi e buone pratiche, ma dobbiamo essere sinceri e in questo campo c’è ancora tanta sperimentazione in corso e risultati e buone prassi consolidate sono tutte da verificare

www.withoutwalls.uk.com/atn/

Circus Evolution

link all’intervista a Rachel  Clare di Crying Out Loud
Quando il pubblico che seguiva le sue tournè ha cominciato a diminuire Rachel Clare di Crying Out ​​Loud ha compreso che era necesario un nuovo approccio. In questa intervista ci racconta come Circus Evolution ha rivoluzionato il marketing del circo

cryingoutloud.org/networks/circus-evolution/

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